giovedì 24 giugno 2010

Perfezione passata

C'è un profondo senso di crudeltà in una utile deformazione professionale che si ritorce contro di te, divenendo ricordo passato indelebile capace di fissarsi con precisione cronometrica.
Ora e minuto. Colori, temperatura, suoni, profumi e fragranze. Sensazioni tattili.
Il fatto stesso che stia qui, e possa (anzi, che debba) scriverlo, è la prova di tutto ciò.

Avessi 10-15 anni di meno concluderei che tutto fa schifo.
Per fortuna, ho un'età che sa ridere dell'indifferenza caotica e cieca delle cose, e quasi mi compiaccio che, alla fine, ogni evento segua il suo iter meccanico e freddo, noncurante di aspirazioni, meriti e passioni. Le favole sono favolose, per definizione, e sarebbe contradittorio se divenissero storia. Stupirsi della loro evanescenza sarebbe mediocre.

L'ultimo idolo che mi resta da abbattere, per arrivare alla vetta.
L'aria è fredda, pungente.

Sono le 11.33 del 24 giugno. 
L'anno è sbagliato, ovviamente.

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