venerdì 28 marzo 2008

Croazia!


Ho appena ricevuto un'offerta che non potrò rifiutare: fare da guida naturalistica in Croazia dal 7 al 10 aprile. Tutto pagato, camera singola!
A parte gli impegni studenteschi, avrò tempo libero (che temo degenererà nella noia)... Confido nella fauna locale... Sì, so già cosa dirà qualcuno... non avevo (pro)messo una moratoria sulle ragazze dell'est?

San Patrizio (in ritardo) Versione 2008




Finalmente ho raccattato qualche immagine dello scorso San Patrizio. Macchina della Vale, fotografia della Vale e del Puma. Birre di Ferro & co., spillate di Ambra, disegni di **** e di Ambra. Lemmate di Fra. Vocalism di Merlo.

mercoledì 26 marzo 2008

Anthroposauri/Avisapienti/Bioparaptori... Convergenze culturali su convergenze evolutive.

Questo post parla di convergenze mentali, culturali ed evolutive. Parla di mie suggestioni letterarie adolescenziali accantonate alla fine del XX secolo. Parla di dinosauri intelligenti, possibili, plausibili, previsti o dedotti. E parla di nomi.

La miccia è stata accesa da un post recente di Darren Naish sul suo blog Tetrapod Zoology, il cui link è permanente nell’angolo dei collegamenti di questo blog.

Riassumendo, il post di Naish parla di una teoria fanta-evoluzionista, e delle numerose volte nelle quali è stata proposta, in maniera indipendente una dall’altra. Questa teoria è quella dell’ipotetico dinosauro teropode avente un’intelligenza paragonabile a quella umana. Prima di leggere il post di Naish, ero convinto che questa teoria fosse stata proposta pubblicamente solo una volta, nel 1982, con il cosiddetto “dinosauroide” di Russell. Il dinosauroide non è altro che un mediocre tentativo di estrapolare l’evoluzione di un teropode avente non solo l’intelligenza, ma persino il corpo convergente con quello umano. Il dinosauroide di Russell è talmente scimmiottato sulla nostra anatomia (è praticamente un umanoide da fantascienza classica, più simile ad un uomo senza padiglioni auricolari e con faccia da gatto Sfinx piuttosto che ad un teropode) da essere, oltre che improbabile in termini evolutivi, alquanto seccante per tutti gli esperti di teropodi, che non trovano alcuna giustificazione evolutiva nella sua somiglianza morfologica all’uomo, a parte, appunto l’antropocentrismo auto-referente e sciovisnista di chi l’ha ideato. Ovvero, semplificando il discorso, ammettere l’esistenza di un teropode con l’intelligenza simile alla nostra non implica necessariamente che esso dovesse avere anche un’anatomia umanoide. Chiunque abbia dimestichezza con corvi e pappagalli concorderà su ciò. Recenti “revisioni” del dinosauroide mostrano un teropode più tradizionale, piumato, con postura orizzontale digitigrada, muso lungo e lunga coda, più credibile dell’umanoide squamato, eretto e plantigrado, con muso ridotto e senza coda, proposto da Russell nel 1982.

Oggi scopro che quello di Russell non fu l’unico ipotetico teropode intelligente inventato: nel 1984 venne riproposto in maniera indipendente da McLoughlin, e nel 1993 da Magee. Nel caso del 1984 (originariamente senza nome, e ribattezzato da Naish come “Bioparaptor”), l’aspetto era più “teropodoide” e meno “umanoide”, mentre quello del 1993 (chiamato Anthroposaurus) ricade ancora nello (scientificamente ingiustificabile) stereotipo concettuale dell’essere umanoide di mente e umanoide di corpo. Ciò che distingue questi due dal dinosauroide del 1982 è la collocazione temporale: Russell ipotizzò che il dinosauroide sarebbe potuto essere l’esito attuale dell’evoluzione dei deinonichosauri del Cretacico superiore se non si fossero estinti 65 milioni di anni fa, mentre sia “Bioparaptor” che Anthroposaurus sono ipotizzati essere vissuti proprio 65 milioni di anni fa. Non solo sono collocati al tempo della grande estinzione del Cretacico finale, ma ne sarebbero stati la causa!

Il ragionamento alla base di questa interessante versione dell’estinzione dei dinosauri è il seguente (ed è descritto esplicitamente nell’ipotesi del “Bioparaptor”): ammettiamo che oggi la civiltà umana si autodistrugga con una guerra nucleare (idea molto in voga negli anni ’80), come apparirebbe la storia della civiltà umana (ovvero gli ultimi 10.000 anni) se fosse studiata da una nuova specie intelligente evolutasi 60 milioni di anni dopo la nostra estinzione? Sarebbe probabilmente niente più che un sottile strato nelle rocce, molto anomalo: ricco di metalli rari in alte concentrazioni (inquinato), fortemente eroso (dall’agricoltura, dall’urbanizzazione e dalle guerre), estremamente povero di specie animali di grossa taglia (ad eccezione delle specie domestiche allevate). Curiosamente, lo strato del limite Cretacico-Terziario ha caratteristiche che porterebbero a interpretarlo come uno strato prodotto da 10.000 anni di esistenza di una civiltà che ha raggiunto un livello tecnologico tale da autodistruggersi (lo strato a metalli pesanti come l’iridio, l’intensa erosione, l’improvvisa riduzione della diversità delle faune a grandi erbivori, che, almeno nel Nord America, sembrano dominate solo da due generi di erbivoro: Triceratops e Edmontosaurus). Ammettendo questo modello, quindi, apparirebbe plausibile che l’estinzione dei dinosauri (non-neorniti... vedere post recente su Theropoda.blogspot.com) fu l’effetto di una crisi globale provocata da una specie di teropode tecnologicamente evoluto (chiamato “Bioparaptor” nella versione del 1984 e Anthroposaurus in quella del 1993). Fin qui ho semplicemente riportato le informazioni del post di Naish. Ma ecco dove entra in gioco la mia produzione personale, e quindi, un’altra convergenza culturale nell’inventare una convergenza evolutiva.

Nel 1992, in maniera totalmente indipendente da McLoughlin e Magee (che, ripeto, ho scoperto ieri sera) elaborai la mia “versione” del dinosauroide di Russel. Fu il mio primo tentativo di scrivere un romanzo (avevo 14 anni, non andai oltre una ventina di pagine di testo e di una dozzina di disegni). Anch’io collocai una civiltà di teropodi intelligenti alla fine del Cretacico ed anch’io la posi come causa dell’estinzione dei dinosauri! Infine, e qui la convergenza è palese, pur ideandolo con un’anatomia simile al “Bioparaptor” di McLoughlin (ciò poco umanoide e molto teropode) anch’io lo chiamai Anthroposaurus, come fece Magee!

L’ipotesi di una civiltà di teropodi tecnologicamente avanzati, convergente con l’umanità dell’olocene, e vissuta negli ultimi 10.000 anni del Mesozoico per ora non ha alcun sostegno fossile diretto (in futuro potrei argomentare i pro e i contro di questa ipotesi...). In ogni caso, l’evoluzione convergente di un’ipotesi (fanta)scientifica in almeno tre versioni indipendenti (ma nei commenti al post di Naish ci sono testimonianze che altri ebbero questa suggestione) è un interessantissimo esempio di come le condizioni storiche e culturali vincolino menti distinte a produrre modelli analoghi.

A sedici anni di distanza, però, trovo il nome “Anthroposaurus” (il rettile-uomo) poco azzeccato... pecca di ingenuo antropocentrismo... Oggi, forse, lo chiamerei “Avipsychon”, il teropode pensante. Dato che (ammettendone l’esistenza anche solo per gioco) un simile teropode pensante si evolvette molto prima di noi, sarebbe più giusto chiamare l’uomo “Avipsycotherium”, il mammifero che pensa come Avipsychon.

Per fortuna si cresce: chissà tra sedici anni come troverò ingenue e scontate le mie attuali trovate letterarie...

Link utile: http://scienceblogs.com/tetrapodzoology/2008/03/dinosauroids_2008.php

Per finire, battuta a tutta questa discussione, (comprensibile solo per paleontologi):

As interesting as dinosauroids might be, they are mere amateurs next to the intelligent Gorgonopsians that annihilated all life on earth during the awful Second War of the Solar System back in the end of Permian. That war was hell on everybody...

Nemo Ramjet

martedì 25 marzo 2008

Buon Compleanno, Megamatrice!

Megamatrice, il colossale lavoro filogenetico germinato dalla mia tesi di laurea del 2002-3, iniziò il suo iter ufficiale (ovvero testato con PAUP) alla fine di marzo del 2004. Questo è il testo parziale della corrispondenza elettronica tra me ed il Sarmatese, del 27 marzo 2004, data ufficiale dell’inizio di Megamatrice. La primissima versione aveva 514 caratteri e testava un primo scaglione di solo 32 taxa. Tre mesi dopo, eravamo già a quota 119 taxa, mentre per avere un primo aumento dei caratteri bisognerà attendere circa un anno.

Demiurgo: Ciao, Clark Kent di Piacenza!
Sarmatese: Preferisco migliaia di volte Bruce Wayne (che però non mi assomiglia per niente) o Peter Parker (questo si adatta meglio...).
Demiurgo: Eccoti il primo scaglione dei taxa della megamatrice!
Sarmatese: Che bello!
Demiurgo: Spero che l’impaginazione dei caratteri non crei problemi...
Sarmatese: non ne crea, va benissimo. Ho dovuto solo togliere i numeri dopo brontoTATA (se no li legge come caratteri) e poco altro...
Commento: qui il Sarmatese si riferisce ad un esemplare di teropode catalogato con la sigla TATA0012, ancora privo di nome scientifico ma noto informalmente tra gli esperti come “Brontoraptor”, un probabile torvosaurino. Nell’impostazione del programma, ha dovuto cancellare la parte “0012” dalla sigla del taxon, altrimenti PAUP interpreterebbe quelle cifre come le codifiche dei primi quattro caratteri e non come parte del nome del taxon.
Demiurgo: i caratteri sono scritti in pacchetti da 5 (40 per riga) per agevolarne la lettura e per non sconvolgermi la vista durante la compilazione.
Sarmatese: ok
Commento: a quei tempi non avevo ancora il programma di codifica delle matrici NDE, e codificavo manualmente direttamente sulla matrice in formato txt... un vero lavoraccio anche con solo 514 caratteri! Con NDE, il lavoro di codifica e/o correzione è diventato molto più rapido.
[...]
Demiurgo: Allego inoltre l’ultima e ormai definitiva lista dei caratteri (dopo questa mail con già lanciata la prima parte della matrice verrà modificata solo nella descrizione dei caratteri ma non nella lista degli stessi).
Sarmatese: sarà vero?
Commento: ovviamente, il Sarmatese aveva ragione a dubitare... a quattro anni da quel giorno, Megamatrice ha quasi 900 caratteri, ed un numero imprecisato di quei primi 514 presenti allora è stato modificato e ridefinito.
Demiurgo: Ciau e buon pauppamento!
PS: credo che fino ad almeno 50 dei taxa inseriti non sarà necessario mandarmi la lista dei caratteri in Acctran/Deltran, ma solo il consenso e il majority rule, perché probabilmente ci saranno molti nodi che più avanti scompariranno (come ci ha insegnato la Spinomatrice).
Commento: Spinomatrice era una matrice sulla filogenesi degli spinosauridi che avevamo in programma a quei tempi (il Sarmatese stava preparando l’articolo sul rostro di Spinosaurus presente al MSNM): con l’inizio della Megamatrice, preferimmo confluire le energie in un unico progetto, Megamatrice appunto, che avesse il pregio di poter testare la posizione di qualsiasi teropode senza dover ogni volta creare una nuova matrice ad hoc.

Big Bang fasullo in 4D

Molti l’avranno valutato prima di me. In ogni caso, questa è farina odierna del mio sacco, probabilmente convergente con illustri predecessori...
Una delle critiche che viene posta al modello del Big Bang è quella di non spiegare perché mai questa “benedetta” esplosione (esplosione di cosa? di tutto? del Tutto?) sia dovuta accadere. Insomma, cosa l’avrebbe generata? Generalmente, a questa domanda si risponde scimmiottando San Agostino e rispondendo che non ha senso porsi la causa dell’origine di tutto. Ma proviamo ugualmente a rispondere, in maniera da non cadere in contraddizione. Ovvero, è possibile avere un’espansione dello spazio senza dover introdurre una causa generante?
La lettura di Flatlandia di Abbott è stata illuminante. Ripensavo al metodo analogico tramite il quale è possibile “immaginare” concettualmente uno spazio a quattro dimensioni, del quale la tridimensionalità non è altro che una sezione. Sotto questa ottica, usando il metodo analogico, si può risalire ad un corpo quadrimensionale. L’analogia è la seguente: un cerchio è la sezione bidimensionale di una sfera tridimensionale. Una sfera che attraversi un piano sarà percepita da eventuali osservatori bidimensionali di quel piano come un cerchio che compare dal nulla come punto, si allarga progressivamente di diametro, raggiunge un massimo di ampiezza per poi tornare a contrarsi fino a sparire. Usando questa analogia, un corpo quadrimensionale che attraversa uno spazio tridimensionale sarà percepito da osservatori tridimensionali di quello spazio come un punto che si allarga progressivamente di dimensione con una forma pari alla sezione tridimensionale di quel corpo, raggiunge un massimo di dimensione per poi tornare a contrarsi fino a sparire. Quindi, rovesciando l’ottica e mettendoci nei nostri panni 3D, qualsiasi oggetto che parte da un punto, si allarga mantenendo la stessa forma per poi contrarsi dopo aver raggiunto una taglia massima può essere interpretato come la sezione tridimensionale di un corpo 4D che sta attraversando il nostro spazio. Quindi, uno spazio quadrimensionale statico potrebbe essere percepito “erroneamente” da osservatori tridimensionali come uno spazio tridimensionale sferico in espansione.
Possibile che l’universo in espansione non sia altro che un’illusione percettiva dovuta alla nostra limitatezza tridimensionale che ci impedisce di cogliere la quadrimensionalità? Le altissime temperature del Big Bang sarebbero anch’esse un’illusione? La temperatura media dell’universo che sperimentiamo nella tridimensionalità sarebbe solamente il rapporto tra la densità di energia nello spazio quadrimensionale (che sarebbe costante) ed il volume della sezione 3D che percepiamo? Il divenire tridimensionale non è altro che una staticità quadrimensionale? Il tempo, perciò, non sarebbe altro che l’illusione di movimento relativo del corpo 4D osservato in una sua sezione 3D. Anche il paradosso del “prima” del Big Bang si dissolverebbe nell’insensatezza, esattamente come non ha senso per un abitante della Terra chiedersi cosa ci sia più a Sud del Polo Sud: se il passato è l’illusione prodotta dal moto di un corpo 4D su una sezione 3D, non ha senso considerarlo quando il corpo 4D non interseca “ancora” la sezione 3D.
Parmenide aveva azzeccato il modo dell’Essere ma sbagliato il numero delle sue dimensioni?

sabato 22 marzo 2008

Intervista (con riferimento a Ultrazionale)

Recentemente, una persona alla quale il Demiurgo è "molto" attaccato è stata intervistata... potete leggere l'intervista su:

http://jurassicitalyblog.splinder.com/post/16422618/Intervista+al+paleontologo+-+A

e altro in proposito su:

http://www.paleoreviver.splinder.com/

Grazie, Fabio.

venerdì 21 marzo 2008

L’orgasmo (almeno per una volta) visto (solo) razionalmente

Tra tutte le sensazioni viscerali, l’orgasmo è sicuramente la più potente ed intensa. Devastante e totalizzante, esso si impossessa dell’intero organismo per una manciata di secondi, lasciandolo totalmente sguarnito nei confronti dell’ambiente esterno. Questo ultimo aspetto rende l’orgasmo paradossale. Non è vantaggioso essere per alcuni secondi totalmente inebetiti, in quanto si è in balia di eventuali predatori guardoni che, quatti quatti, potrebbero aver atteso il vostro mezzo minuto di rincoglionimento per saltarvi addosso... Forse questa prima nota spiega perché l’orgasmo non duri poi così tanto, ma non risolve comunque il paradosso dell’esistenza di una sensazione tanto autoreferenziale e apparentemente svantaggiosa. Qui potrebbe partire un’ondata di miopia evoluzionista che solleverebbe una (solo apparentemente valida) obiezione: l’orgasmo sarebbe (secondo tale obiezione) vantaggioso, perché appaga, fa bene a chi lo prova. Tale obiezione è scorretta perché inverte le cause e gli effetti: niente si evolve perché produce appagamento, bensì, l’appagamento si evolve come sensazione di soddisfazione di un bisogno. Quindi, continuando su questo ragionamento, si potrebbe dedurre che l’orgasmo è il più intenso degli appagamenti perché corrisponde alla più importante (in termini evolutivi) delle funzioni (derivate) di un organismo: la riproduzione. Questo ragionamento non regge. Perché mai una funzione evolutivamente vantaggiosa alla popolazione (ma non all’individuo, che, ricordiamolo, non ottiene alcun vantaggio reale dalla riproduzione, anzi... spesso si rovina la vita per curare la prole) dovrebbe essere percepita come appagante? Inoltre, non tutti gli esseri viventi che si riproducono sperimentano orgasmo: sicuramente tutti gli esseri senza sistema nervoso (unicellulari, piante e molti animali semplici) non lo provano (per favore, non tirate fuori la favoletta idiota che le piante provano sensazioni!), quindi, è evidente che ci si può riprodurre con successo anche senza appagarsi nel farlo. Per quanto ne sappiamo, solo pochi mammiferi oltre a noi esprimono (quindi provano) piacere nell’atto sessuale. Questo può indicare che esso si sia evoluto solamente in queste forme. Ad ogni modo, solo nella specie umana esso ha raggiunto l’intensità esagerata e grottesca che (spero) ognuno di noi ha sperimentato (con o senza assistenza altrui...) almeno una volta nella vita. Come spiegare questa esagerazione tipicamente umana? Un’umanità priva di piacere orgasmico sarebbe assolutamente plausibile, e forse non sarebbe così assillata dal sesso come siamo noi (e forse sarebbe più impegnata in altre attività meno egoistiche), quindi, perché ci siamo trovati una tale sensazione (tra le gambe)?Forse la spiegazione è la seguente. Partiamo da lontano, con una domanda paradossale: quale è l’ultima parte del corpo di un animale che vorreste toccare? Sicuramente, gli orifizi escretori. Sopratutto tra i mammiferi, essi sono quanto di più ripugnante e disgustoso ci sia: vi ricordo che a parte una piccola minoranza di Homo sapiens vissuta negli ultimi 100-200 anni, tutti gli altri mammiferi esistiti non hanno mai fatto uso di saponi e detergenti intimi. Perciò, a nessuno verrebbe in mente di toccare gli orifizi escretori di un mammifero. Peggio ancora, a nessuno verrebbe mai in mente di far contattare i propri orifizi con quelli di un altro mammifero: sarebbe la ripugnanza elevata al quadrato! Ma ammettiamo che, per un'assurda cecità e stupidità intrinseca del processo evolutivo (alla faccia dell’Intelligent Design!), l’unico modo che ha un animale di riprodursi (e quindi della sua specie di persistere nel tempo) sia proprio tramite il disgustoso contatto tra le parti più ripugnanti del proprio corpo con quelle, altrettanto ripugnanti, di un altro animale. (Altri esseri viventi hanno mezzi riproduttivi meno squallidi e più poetici, come ad esempio i coralli, che liberano le cellule riproduttive in acqua nelle notti di luna piena...) Come far sì che accada la riproduzione se il mezzo per la sua realizzazione è tra i più ripugnanti esistenti? Un modo potrebbe essere di contrastare la repulsione estrema con il piacere estremo: sovraccaricando un atto tanto squallido di una gigantesca sovrastruttura emozionale, mascherandolo e rendendolo la fonte del più potente dei piaceri sperimentabili, si riuscirebbe a vincere la ripugnanza del gesto.
In conclusione, e forse l’avevate già intuito a modo vostro, l’orgasmo è un (ap)pagamento irresistibile all'altezza di un inaccettabile lavoro (sporco).
Probabilmente, molti di voi non troveranno il sesso così ripugnante come ve l’ho esposto (nemmeno io lo trovo tale a livello emotivo... sebbene lo riconosca tale valutandolo solo razionalmente), ma ciò accade perché le nostre valutazioni sono a posteriori: noi deriviamo da una serie innumerevole di atti sessuali precedenti la nostra nascita, tutti accaduti proprio perché hanno superato la ripugnanza oggettiva dell’atto tramite la gratificazione soggettiva dell’orgasmo. Inoltre, siamo così fanatici del sesso perché siamo dei privilegiati figli dell’era dei saponi e dei preservativi.
(Hmmm... non è che a furia di farlo belli puliti finiremo col perdere la componente orgasmica?)

mercoledì 19 marzo 2008

San Patrizio (in ritardo) sotto l'egida del Ferro


In attesa di trovare qualche foto di lunedì sera... un tuffo nel passato.

http://www.highlanderpub92.it/

E non dimentichiamo di ringraziare tutti quelli (quelle) che hanno dispensato birre e cappelli della Guinnes a macca!!!

Barò, my Father

Oggi si festeggiano i padri e io non posso dire altro che:
"Barò, ti stimo un mesozoico perché sei un bello pattonale: la mia matrice anarchica e idiota, scettica e demenziale deriva tutta da te!"

Birra rossa e cicchetto di rhum non sono necessariamente incompatibili...

Alle volte il principale ostacolo all'incontro è la carenza di spazio. Spazio fisico, ma sopratutto linguistico, concettuale, oppure armonico (musicale), nel senso di carenza di partitura nella quale due diverse forme di musicalità possono sovrapporsi senza produrre un cacofonico aborto fonetico. Oppure spazio espressivo, nel quale una coppia di ego smisurati possa adagiare le sue componenti alla giusta distanza per un confronto privo di attriti imposti da vincoli ambientali.
La rete è un ambiente (virtuale, ma sempre ambiente) forse troppo angusto per certe interazioni.
Ieri sera sento che sono stati rimossi i vincoli, gli attriti, le imposizioni di spazi non-idonei. L'altro ego smisurato con cui ho passato la serata (fortunatamente smisurato, dico io, che detesto ogni mediocrità) e a cui faccio riferimento sa di che parlo.

martedì 18 marzo 2008

Ultrasintesi: la discussione dalla quale nacque l'idea...

Demiurgo: io sto pensando sempre + ad emigrare; qui è bello, ma non c'è futuro. Almeno vado in un posto dove posso rovinarmi per aver provato e non perché non ho avuto alcuna possibilità di provare.
Oppure... scendo in politica...
Zero compromessi, zero collusioni, mi fanno fuori subito.
(E)neocelta: saremo in due allora.
Demiurgo: Facciamo il Movimento per il ritorno alle radici europee: religiosità celtica e razionalità latina! Né destra né sinistra: pragmatismo e scienza.
(E)neocelta: sbavo!
Demiurgo: Ecco i motti:
“La Natura va rispettata perché qualsiasi altra prospettiva è la morte”.
“La scienza è l'unica fonte di Libertà”.
(E)neocelta: mi piace molto, sobrio e realissimo.
Demiurgo: “La democrazia va meritata”.
(E)neocelta: il fiume è antico?
Demiurgo: Rispettalo!
(E)neocelta: Che coglione che sei... però i tre motti mi piacciono... sostituirei solo scienza con conoscenza.
Demiurgo: Non sto scherzando: ci pensavo ieri mentre facevo il post sulle radici. L'uomo ha una natura intrinsecamente religiosa: quindi, meglio seguire una religiosità che non è in conflitto con il pensiero scientifico, ovvero quel tipo di panteismo che rispetta la natura alla (E)neocelta... Sono molto serio.
(E)neocelta: Oh, mio Fiume! Non credo alle mie orecchie... è un concetto che ho cercato di farti passare per tutto il primo periodo Pueblico! Sono felice!
Demiurgo: Lo sai, a me non piace essere indottrinato, ma voglio arrivarci a modo mio. Se, partendo da strade diverse, stiamo giungendo alla stessa conclusione, forse è perché sotto c'è un fondo di verità. Aggiungo: sto valutando molto positivamente il buddismo.
Demiurgo: Cristo aveva 30 anni quando iniziò a predicare, idem Budda... non dico altro. E' l'età in cui il saggio raggiunge l'illuminazione?
(E)neocelta: bene, molto bene... visto con gli occhi moderni però.
Demiurgo: certo, senza favole superate come anima e aldilà.
(E)neocelta: bene, molto bene...
Demiurgo: Ad esempio: perché la vita umana ha un valore? Secondo me solo per questo motivo: ognuno di noi sperimenta la sofferenza e desidera superarla: qualsiasi modo per farlo per sé e per gli altri è un valore. Niente dio, aldilà, anima o cazzate varie: solo l'esperienza umana.
Perché la Natura è sacra? Perché la nostra storia evolutiva dimostra la fragilità assoluta di qualsiasi essere vivente, e quindi è un valore proteggere questi esseri così fragili eppure straordinariamente belli.
Sono molto ispirato in questo periodo...
(E)neocelta: è come proteggere noi stessi: esperienza umana ed esperienza naturale (panteisticamente) sono collegate... non da anima o altro, ma dalla realtà: energia ed evoluzione!
Demiurgo: esatto: così come il legame della vita ci lega ai genitori, l'evoluzione ci lega a tutti i viventi... negare la seconda implica negare la prima e quindi o si accettano entrambe o si negano entrambe. Io scelgo di affermarle...
(E)neocelta: sono in lacrime...
Demiurgo: Non devi. Non parla il cuore, ma la mia mente!
(E)neocelta: appunto, ancora meglio. Era una cosa così chiara a certe popolazioni...
Demiurgo: Non è un sentimento il mio: l'ho ragionato e lo condivido razionalmente (oltre che emotivamente): ciò lo rende più forte e vero di un semplice sentimento.
(E)neocelta: appunto... più consapevole e strutturato... molto bene.
Demiurgo: questa chat diventerà un post...
(E)neocelta: molto contento...
Demiurgo: Si potrebbe chiamare la Sintesi di (E)neoceltismo e Ultrazionalità... chiamiamola la Sintesi... Ultrasintesi!
Quando avrai 30 anni e io sarò stato crocifisso da 2 anni, partirai per predicare in tutto l'Impero...
(E)neocelta: Sì, maestro!
Demiurgo: no, collega.
(E)neocelta: era la risposta che volevo e che mi aspettavo...
Demiurgo: una sola questione rimane insoluta, e che potrebbe, tra 1000 anni, provocare uno scisma all'interno di Ultrasintesi...
(E)neocelta: una donna? Spero di no.
Demiurgo: no: il vegetarianesimo.

lunedì 17 marzo 2008

The Thais Double Effect (Avvertenza, è tutto vero!)

Questa storia non è finzione. I fatti narrati sono reali, e non sono stati minimamente alterati (a parte con l’uso di soprannomi, per proteggere dei deficienti). Qualsiasi implicazione sulla natura della “realtà” e sulla tessitura fine del continuum spazio-tempo è invece lasciata alla vostra libera interpretazione.

Partiamo dai dati.

Primo. Esiste, all’interno della cerchia espansa dei Pueblici, una ragazza di nome Thais (ha anche altri 4 nomi, tutti veri e registrati all’anagrafe, per quanto in una combinazione assurda... li tralascio per rispetto della privacy). Citata in precedenti post, e base per l’elaborazione dell’omonima Legge di Thais, la nostra eroina (non stupefacente) è stata pseudo-intrallazzata con l’(E)neocelta e, sopratutto, He-Lemm.

Ai tempi in cui Thais (che d’ora in poi chiameremo “Thais-Nostra”) era pseudo-intrallazzata con l’(E)neocelta acceddero gli eventi che avrebbero determinato l’elaborazione della Legge di Thais. Un effetto collaterale di quegli eventi fu l’invenzione della storiella di “Thais (Nostra) nello sgabuzzino”: ovvero, si assumeva che Thais-Nostra abitasse nello sgabuzzino dell’appartamento dell’(E)neocelta. Quando, nel 2004, l’(E)neocelta andò a vivere con He-Lemm nel Pluebo (prima che ivi si stabilissero il Demiurgo, il Puma e la Vale), la tradizione dello sgabuzzino fu traslocata nel suo nuovo appartamento. Di fatto, lo sgabuzzino del Pueblo (di là in cucina, che tiene le scope) divenne la dimora ufficiale a Fighettolandia di Thais-Nostra. Tale tradizione sussiste ancora oggi che al Pueblo stiamo noialtri tre.

Secondo. Probabilmente, la maggioranza dei miei lettori non pueblici alla parola “Thais” avrà pensato all’omonima velina di “Striscia la Notizia”. Attualmente alla conduzione di “Striscia la Notizia” ci sono Ezio Greggio e Michelle Hunzicher (spero si scriva così). La Thais-Velina invece è in maternità, ed è stata sostituita da un clone (che non si chiama Thais).

Dati questi dati, ecco l’evento, testimoniatomi via sms da He-Lemm alle ore 21.07 del 05 Marzo 2008:

(quello che segue è il testo integrale del sms di He-Lemm, compresi errori ortografici o battiture giovanilistiche)

Spero (ma dubito) ke tu abbia visto striscia la notizia: la unziker ha appena detto letteralmente ke “Thais deve stare nello sgabuzzino delle skope”! Pueblicità dilagante? Wawawa

Siamo onesti: se non sapessimo della realtà di tutti questi eventi citati sopra, quale probabilità daremmo alla verità della storia che ho appena narrato? Nulla, ovvio. Thais è uno dei nomi più improbabili che ci siano, e, anche nel caso di usare un nome più diffuso, la probabilità che in televisione citino un evento convergente con un mito pueblico è infinitesima, se non nulla.

Traetene le dovute implicazioni sulla natura dello spazio-tempo.

Io la mia l’ho tratta: viviamo dentro Matrix (vecchio soprannome del Curz, l’artista precedentemente noto come “Prince of Mantua”) e subiamo l’irrazionalità giocosamente provocatoria di quella Mente-Vana Manto-vana che si diverte a sfidare il nostro tentativo (anch’esso vano) di giustificare tutto solamente in base alle leggi del caso e della necessità.

PS: Curz, già che hai questa possibilità di guidare gli eventi a tuo piacimento, perché non ci regali qualche teropode italiano (che siamo carenti in fossili) e un pò più di gnocca interessante (che la primavera incombe sugli ormoni e la fauna locale è sempre scarsa in quel frangente)?

Con stima e affetto,

il tuo vecchio amico, A. C. Demiurgo

Ritornare alle Radici


Europa, la terra degli europs, dal greco, letteralmente: “le larghe (eur-) facce (-ops)”.

Si parla tanto di “radici” culturali dell’Europa, spesso in modo strumentale. In particolare, trovo alquanto contraddittorio considerare il monoteismo giudaico-cristiano una radice culturale europea, dato che quella religione è di origine mediorientale. Se proprio vogliamo cercare delle radici europee autoctone, dovremmo rifarci ai greco-romani ed ai celti. Proprio per questo sono dell’idea che sia giunto il momento di Ritornare alle Radici dell’Europa, per Rinnovarle senza Snaturarle.

Una buona sintesi culturale potrebbe essere quindi un incontro tra i figli più recenti del panteismo celtico e della filosofia greco-romana, ovvero... l’(E)neoceltismo e l’Ultrazionalità.

A parte la battuta finale (che poi tanto battuta non è...), credo seriamente che bisognerebbe ritornare a quelle che sono le vere fondamenta dell’Europa, e detronizzare un’abusata infiltrazione culturale orientale (che è benvenuta nel crogiuolo culturale del nostro continente, ma che, ripeto, non può essere considerata a rigore una radice autoctona europea, quanto un innesto asiatico).

sabato 15 marzo 2008

Coming Soon: The Thais Double Effect

Qual'è la probabilità che in due luoghi distinti ci siano due ragazze di nome Thais in uno sgabuzzino per le scope? Direste: "zero".
Ebbene, non è così.
Il mondo è meno prevedibile di quanto si possa pensare.
Prossimamente, su Ultrazionale...

venerdì 14 marzo 2008

NON SI CHIAMA ULTRARAZIONALE!!!!!!

CHE PALLE! GENTE, MA SAPETE LEGGERE?

DEDICATO A TUTTI QUELLI CHE CITANO (MALE) QUESTO BLOG...

Su suggerimento del (più) coscienzioso (di me) (E)neocelta, faccio presente che non sono arrabbiato.
Fose un pochino stizzito...
Ma siccome non cito nessuno in particolare (ma chi sa di essere interpellato capisce), non credo che ci sia altro da dire, oltre a...

Please, next time quote me correctly!
Thanks

Stratigrafia hollywoodiana

L'Istituto di Stratigrafia di Hollywood (ISH) ha da poco prodotto un nuovo marcatore geologico delle Ere Fiction (a breve in tutti gli schermi).
Come ben sapete, dal 1966 l'ISH ha stabilito che il Mesozoico Antropizzato risale a 1 milione di anni fa. Le faune sono formate da gommosi dinosauri osoleti e fricchettoni barbuti (per fortuna c'è Rachel Welch).
http://www.youtube.com/watch?v=bQUBiiiXtlo
Ora sappiamo che il Pleistocene Antropizzato risale a 12ooo anni fa (10000 AC)...
Le faune di questo nuovo periodo geologico sono mammiferi tamarri computerizzati e new-global molto trendy.

Se ne deduce che Mesozoico:Fricchettone = Pleistocene:No-Global...
Buona visione!

giovedì 13 marzo 2008

Perle di Chuckgezza (e di zio Ray)


C'è della saggezza anche nei contesti apparentemente più idioti.
L'altra sera stavo cenando con quel Dio dello Spiedo che è il Puma di Blisshill. Per accompagnare abbiocco e digestione, ci siamo fermati su Rete 4, per vedere una puntata di "Walker Texas Ranger" (da non confondere con "Walker Neandertal Ranger" che va in onda su NationalGeographic). La puntata l'avevamo già vista in passato (ognuno nelle allora rispettive case), quindi è stato più un gioco di critica televisiva che un vero interesse per l'iper-manicheistica trama. Non è della puntata in sè che parlerò, bensì di una frase detta da Cordell Walker, citando suo zio Ray (lo zio indiano, quindi saggio*, interpretato da Floyd "Red Crow" Westerman, che, per chi lo ricorda, interpretava la parte del capo tribù in "Balla coi Lupi"): "Quando si soffre (emotivamente, nota del postatore), non c'è miglior cura del lavoro".

Confermo, da parte mia e di molti che conosco.

Perle di saggezza...

*Nota genetica: una volta, a casa dei miei, stavo guardando un'altra puntata di Walker Texas Ranger con mio padre (che adora Chuck Norris... e non lo guarda con occhio antropologico come faccio io, ma se lo gode, come sarebbe più giusto fare se non si fosse paleo-contorti come me), il quale esclamò, alla vista di Zio Ray: "Che bello sarebbe avere uno zio indiano!"
Io basito, non potei far altro che rispondere: "ci sto!".

(E)neoceltismo dilagante? Demenza senile precoce in mio padre? La Sardezza degli Antenati Nativi Sardi?

martedì 11 marzo 2008

Convergenze alla mano


Giovedì scorso ero al MSNM per gli ultimi ritocchi dell'articolo che sancirà la mia immortalità tassonomica, e per iniziare un altro lavoro su un simpatico gruppo di rettili dell'Età Fantasy (il Permo-Triassico)... Nell'ufficio di Stefania Nosotti, che è paleontologa esperta in arcosauromorfi del triassico, ho potuto osservare uno stupendo esemplare di Tanystrophaeus longobardicus, spettacolare rettile dal collo lunghissimo la cui revisione è stata l'oggetto di una pregevole monografia proprio di Stefania. Un dettaglio mi ha colpito: la mano di questo fossile è conservata in una posa incredibilmente "umana". Come mi ha confermato Stefania, questa è l'impressione che suscita in tutti quelli che osservano questo esemplare, a riprova che non è una mia suggestione personale. Una suggestione estetica ma priva di fondamento, dato che, a ben guardare, il dito che sembra il pollice è in realtà il mignolo! Ovvero, questa che vedete non è una mano destra, ma una sinistra.
In ogni caso, la prova che non è una mano umana è data dalla formula falangeale: nell'uomo è 2-3-3-3-3, mentre in questo rettile è 2-3-4-4-3.
Mi raccomando pedantemente, non includete i metacarpali nel conteggio!

lunedì 10 marzo 2008

Leggete "Flatlandia"!

“Cos’è la Vita?”, domanda (I)diota.

Il titolo è un gioco di parole che sarà svelato in fondo.

L’approccio scientifico è visto dai molti come arido ed incapace di dare risposte a domande cosiddette “fondamentali”. Rovesciando l’ottica, spesso l’approccio scientifico smonta la presunta “fondamentalità” di certe domande, svelandone un’origine prevalentemente “fondamentalista”. Curioso gioco di parole...

Oggi daremo una risposta scientifica ad una delle domande più ripetute della storia. Cos’è la Vita? La scienza che studia la Vita si chiama Biologia (ebbene sì, miei cari spiritualisti). Quindi, ben venga una spiegazione biologica. Ma torniamo alla domanda, ed analizziamola: essa chiede cosa (una Cosa) sia la Vita (con la maiuscola). Se fossimo dei platonici, quella “Cosa” dovrebbe essere un’essenza (l’essenza della Vita, appunto). Ma, come ben sappiamo, dopo Darwin è impossibile conciliare Biologia e Platonismo: o si segue il primo approccio, o il secondo. L’evoluzione è la storia, e, citando Nietzsche, ciò che ha storia non può essere definito (da una definizione). Se l’evoluzione biologica è un processo storico, allora, dobbiamo rinunciare a cercare una definizione di cosa sia la Vita? Si può rinchiudere la straordinaria complessità e variabilità di funzioni e processi che formano l’oggetto della biologia in un’unica definizione? Probabilmente no, tuttavia, la Biologia è bifronte, ed alla faccia funzionale si associa quella evolutiva. Gli oggetti evolutivi sono i cladi, i quali possono essere definiti. Anche la totalità della Vita può essere definita filogeneticamente? Ciò è stato fatto, in maniera provocatoria, al Primo Convegno Internazionale di Nomenclatura Filogenetica di Parigi, nel 2004, da J. R. Wagner, dell’Università del Texas. Utilizzando, in maniera eterodossa, i criteri per la definizione filogenetica dei cladi (gli insiemi naturali di organismi imparentati), propone questa definizione della Vita (detta “Panbiota”): l’insieme di tutti i discendenti del primo antenato di Homo sapiens.

Per chi non fosse pratico di definizioni filogenetiche, ecco la spiegazione: si sceglie una specie, in questo caso Homo sapiens (avremmo potuto scegliere qualsiasi altra specie ma abbiamo scelto la nostra come specie di riferimento per la definizione un poco per campanilismo, un poco perché, giustamente, è l’unica specie della quale ognuno di noi può avere la certezza di conoscerne almeno un individuo sicuramente vivo, cioè sé stesso), e si chiama Vita l’insieme di tutti i discendenti del più antico antenato di quella specie. Il nome scientifico proposto per quell’insieme di oggetti a base di carbonio collegati filogeneticamente è Panbiota (“Tutta la Vita”). Il sottoinsieme di Panbiota più ristretto possibile che comprenda tutti gli esseri viventi OGGI si chiama invece Biota (attenzione, non è il fatto di essere vivente oggi che rende o no un Biota, ma la posizione nell’albero rispetto al ramo che comprende tutti i viventi oggi: ad esempio, Tyrannosaurus rex è un Biota anche se non è vivente oggi, mentre LUCA, Last Universal Common Ancestor... quindi il primo Panbiota, non è, per definizione, un Biota).

Questa definizione ha un pregio: se mai si scoprissero oggetti apparentemente viventi ma “biochimicamente diversi” da quelli noti (sia sulla Terra, che extraterrestri), con questa definizione sapremmo subito (senza perdere tempo in infinite diatribe filosofiche sulla vita) se sono o no organismi, cioè bioti: se non sarà possibile stabilire alcuna sinapomorfia con Homo sapiens a livello chimico, essi NON dovranno essere considerati organismi. Ad esempio, un virus di un computer, per quanto si comporti come un virus fatto di nucleoproteine, non condivide alcuna sinapomorfia chimica con Homo sapiens (è fatto di elettroni, che sono probabilmente gli oggetti più plesiomorfici esistenti, e quindi con nessuna informatività filogenetica), quindi non è una forma di vita.

Idem, un (ipotetico) marziano non è una forma di Vita: sarebbe da considerare un sistema chimico con funzionalità teleonomiche ed invarianza riproduttiva convergente coi Panbiota... Se invece l’ipotesi di panspermia fosse vera, allora, probabilmente, tutti gli alieni sarebbero dei Panbiota (ma non membri del sottogruppo chiamato Biota)... ma qui entro troppo nel tecnico (per chi fosse interessato, si legga “Il caso e la necessità” di J. Monod).

Ovviamente, come tutte le sane discipline scientifiche, anche questa si pone dei limiti di applicabilità: queste definizioni valgono fintanto che i processi filetici sono strettamente divergenti e le ibridazioni trasversali non sono predominanti; inoltre, esse valgono fino a che, approfondendoci nel passato, gli oggetti che consideriamo ed i processi che li legano sono ancora riconoscibili come biologici e non sfumano nello strettamente chimico.

Se questa definizione non soddisfa la vostra esigenza interiore di una risposta alla domanda di cosa sia la “Vita”, forse il problema non sta nella risposta, bensì nella (sensatezza della) domanda.

Proporrei questa definizione dei nemici della Vita:

(I)Diota: l’insieme di tutti i discendenti del più recente antenato comune di tutti gli Homo sapiens che hanno provocato l’estinzione di almeno una specie di Biota.

Se, come pare possibile, la megafauna tardo-pleistocenica è stata eliminata per cause antropiche, allora siamo tutti membri di (I)diota.

Ed io, da bravo (membro di) (I)diota, domando: “Cos’è la Vita?”

venerdì 7 marzo 2008

Grazie Edo!

Ringrazio il British-Big-Boy che come sempre mi ospita nella sua incasinatissima location a MSNM-city! Quindici anni di friendship e non ci decidiamo ancora a mettere la testa a posto: buon segno, la vecchiaia è lontana!

F U: I'll be back!

mercoledì 5 marzo 2008

Walker Neandertal Ranger

John Gurche è uno dei più grandi paleo-artisti esistenti. Le sue ricostruzioni di ominidi, in particolare, sono incredibilmente espressive. Non so se si è ispirato a qualcuno... o se, semplicemente, qualcuno è più neandertaliano di altri. Fate voi...

@mmonite

Vorrei proporre un nuovo modo di chiamare il simbolo “@”.

Perchè viene chiamato “chiocciola” o “chiocciolina”, quando inizia per “a”?

Meglio allora chiamarlo “ammonite”!

Paleontologicamente dignitoso.

Altri modi, molto snob, di chiamare il simbolo “@”, ovvero usando parole latine o inglesi, non meritano commenti...

lunedì 3 marzo 2008

Equilibri politici

Il link mi è stato passato da un amico di Cusna. Al mio terzo (ed ultimo) tentativo, ho avuto un governo di 32 giorni...

http://www.tuttoscemo.com/images/stories/2008/01/prodiok.swf

La Legge del Fiume

Oggi, dicorrendo con l'(E)neocelta, ho elaborato una Legge.
Legge del Fiume.
Definizione:
"L'Energia Cinetica alla Foce è uguale alla differenza tra l'Energia Potenziale alla Sorgente e l'Attrito Totale".
Fisicamente ineccepibile, questa legge ha anche una sua valenza metaforica.
Metafore:
"Il Valore di un Risultato è uguale alla differenza tra L'Impegno Potenziale Originario e gli Ostacoli Totali".
"La Laurea è uguale alla differenza tra La Voglia di Immatricolarsi e il Cazzeggio Totale".
"Il Divorzio è uguale alla differenza tra la Passione e i Compromessi".
"La Saggezza è uguale alla differenza tra l'Estro Giovanile e la Disillusione Adulta".

Il numero di metafore possibili è sterminato... chi ne ha in mente sforni!


Voto Utile


Andate al sito: http://www.2look4dj.com/artista.asp?IdArtista=233
e votate per Merlino!!!!! Ieri era al 354° posto, oggi è 228°. Presto salirà alla alte vette (highlander mica per niente) della dance (rispettiamo ogni forma di "musica")!!!
Grande Merlo!

sabato 1 marzo 2008

Darwin-Day in Food-Valley

Ieri, nella mia ridente mesopoli incastonata nella Food-Valley, si è svolto un raro evento culturale. Raro non perché qui scarseggino eventi culturali, raro perché, purtroppo, il non-scientifico egemonizza buona parte delle iniziative culturali. Per essere chiari, il termine “non-scientifico” dice solo che l’evento in questione non parla di tematiche connesse alla ricerca ed alla discussione scientifica. Prima che i soliti prevenuti si scaglino come fanatici talebani contro la prima affermazione (che è un fatto), preciserò che il mio rammarico non è per la presenza di eventi “prettamente umanistici” (anzi!) quanto per la sproporzione negativa di eventi culturali scientifici. Sproporzione tutta italica, tutta contingentemente determinata, figlia di un pregiudizio idealistico-religioso (bella coppia di amanti litigiosi...) che troppo spesso giudica il pensiero scientifico in maniera prettamente utilitaristica e pratica, negandone il suo giusto status di complementare della (cosiddetta) Cultura (cioè l’umanistica). Perché da queste parti un dibattito culturale, interdisciplinare, scientifico è snobbato e trova scarsa notorietà mentre festival letterari, dibattiti politici o mostre di tele attirano folle (non sempre all’altezza del prodotto presentato)? Solamente per l’osticità degli argomenti trattati? Non credo. Per la scarsa importanza dei temi? Dubito: il posto dell’uomo nel mondo, o la lotta alla malattia (fisica e mentale) sono temi che toccano direttamente il sentimento individuale e collettivo (“fatti non foste per viver come bruti”, se si vuol citare Dante... oh, ma è cultura umanistica!), e solo dal progresso scientifico è possibile (sperare di) trarre le risposte adatte a simili questioni (a meno che non ci si voglia solamente intortare con vecchi miti e recenti favole). I dilemmi scientifici sono temi superficiali o lontani dalle istanze dell’“umanesimo”? Come detto sopra: no, al contrario. Senza entrare troppo in un discorso non pertinente direttamente col post di oggi: solo un miope, un ignorante, un fanatico non può riconoscere la continuità e la indissolubile commistione di metodi, fini ed intenti di “umanesimo”, di Arte e di Scienza. Sopratutto perché, a ben ricordare, i maggiori artisti, letterati e poeti hanno sempre allacciato intense (spesso anche sofferte) relazioni con ciò che la scienza loro contemporanea imponeva di considerare e riconoscere (e viceversa, la Scienza ha spesso tratto dalle intuizioni e suggestioni del “ramo” umanistico nuove linfe concettuali). Il dissidio tra pensiero umanistico e scientifico è, quindi, più un’imposizione culturale (un progetto politico?) piuttosto che una realtà logicamente e storicamente giustificabile. Detto ciò, torno all’evento di ieri. Anche da noi, fighettolandiani (acquisiti), in parallelo con altre città della penisola e all’estero, Febbraio è stato il mese delle celebrazioni darwiniane. Il prossimo anno sarà il bicentenario della nascita di C. R. Darwin, ed il centocinquantesimo della pubblicazione del “The Origin of Species by the mean of the Natural Selection”, quindi si prevedono eventi ancora più intensi e interessanti.
Ieri abbiamo avuto una giornata di divulgazione e di incontro scientifico. Me la sono goduta tutta, con soddisfazione. Ho assistito con interesse a tutte le sette relazioni, 6 prettamente scientifiche ed una filosofica finale, alcune di carattere generale sull’evoluzione e sul darwinismo (al mattino), altre più specificatamente antropologiche (al pomeriggio). Il finale è stato una perla.
Ho “ripassato” la struttura e la molteplicità della teoria darwinina (primo intervento, del Prof. Ferraguti di Milano). Ho scoperto nuovi dettagli, molto interessanti, sulla fauna delle Galapagos (secondo intervento, del Prof. Gentile di Roma). Ho apprezzato moltissimo la relazione e lo stile, tutto toscano, della Prof.ssa Beani che ha parlato della selezione sessuale (illuminante la tesi che l’intelligenza umana sia, almeno in parte, una sorta di “coda di pavone”, un’esagerata -e quasi futile, apparentemente, in termini adattativi stretti- superstruttura evolutasi per “conquistare” il partner). Con l’intervento del Prof. Manzi di Roma sono tornato a ripensare agli “hobbit” di Flores (il recente nuovo ominide Homo floresiensis), sopratutto alle implicazioni profonde che la loro “anomalia” nel quadro standard dell’evoluzione umana ci impongono di considerare (meriterebbe un post futuro). Mi ha sorpreso vedere quanto si possa ricavare dagli studi molecolari sui neandertaliani (relazione del Prof. Caramelli di Firenze): da paleontologo e morfologo come sono per formazione, è stato istruttivo aver rimosso questo pregiudizio su chi guarda l’evoluzione alla scala bio-molecolare. Un discorso analogo lo faccio per la relazione del Prof. Pettener di Bologna, che ha illustrato la storia genetica delle popolazioni umane. Infine, ho adorato tutta l’argomentazione del filosofo romano Franceschelli: il concetto di “plausibilità” per lo sviluppo di una vera cultura laica post-moderna, e l’affermazione che possano e debbano esistere un’etica ed una filosofia mature fondate sul Naturalismo (finalmente definito storicamente, e fatto risalire ad Epicuro, in alternativa plausibile alla visione “teologica” del mondo di stampo platonico-giudaico-cristiano) mi ha illuminato. Molte idee e concetti che avevo elaborato in questi anni hanno trovato una sintesi coerente, oltre che una soddisfazione nel vedere che sono condivisi e diffusi.

Una giornata ultrazionalmente piena, che spero diventerà un’abitudine. Il merito va al Prof. Grasso, giovane etologo della mia facoltà universitaria, che (come ho fatto ieri personalmente) va ringraziato per aver organizzato questo incontro.